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categorie - ARMI LUNGHE

VETTERLI 1870/87/16 versione mB





Durante la Prima Guerra Mondiale, al fine di ottimizzare i rifornimenti di munizioni verso le truppe al fronte, oltre 700.000 fucili Vetterli-Vitali mod. 1870/87 in cal. 10,35 furono convertiti nel calibro 6,5x52 Carcano. I Vetterli in cal. 6,5 sono ben noti agli appassionati di quel periodo storico e sono facilmente reperibili sul mercato, tuttavia a volte capita di scoprire qualcosa di nuovo anche quando questa “novità” è da sempre sotto gli occhi di tutti. E’ quanto è capitato questa volta.

Una premessa: può sembrare strano ma l’unico libro che affronta in modo organico la genesi, l’evoluzione e l’utilizzo nel mondo degli italianissimi fucili Vetterli è stato scritto da Robert Wilsey, colonnello dei Royal Marines inglesi oggi a riposo. Grande appassionato di Vetterli italiani, Robert, durante numerosi viaggi da Londra, ha visitato raccolte e archivi pubblici e privati di armi riuscendo realizzare nel 2007 “The Italian Vetterli System”, un volumetto di 65 pagine edito da Trustees of the Royal Armouries.

Come ogni buon ricercatore, dopo la pubblicazione del primo libro, ha continuato le sue ricerche trovando altre notizie, altre informazioni, altre foto, ha corretto alcuni dettagli errati e ha conosciuto altri appassionati di armi e altri musei. E’ in questo contesto che nel 2014 ci siamo conosciuti ed è iniziata la nostra collaborazione a distanza con le sue richieste di pareri, di dati, di foto, di dettagli. Dopo oltre un anno di rielaborazione Robert è giunto, nel novembre 2016, alla pubblicazione del ben più corposo volume “The Italian Vetterli Rifle: Development, Variants and History in Service” di 168 pagine, con oltre 350 immagini attuali e d’epoca.

 

Ma nell’infinito mondo della storia e della tecnica oplologica è veramente arduo riuscire a “dire tutto”, così la nostra collaborazione è continuata e le novità o le sorprese sono sempre dietro l’angolo, anzi, in questo caso, dietro la semplice osservazione delle foto che si trovano disponibili in internet. In questo modo abbiamo provato ad approfondire l’argomento scoprendo un aspetto finora mai affrontato: i Vetterli in cal. 6,5 non sono tutti uguali: a prima vista si nota che alcuni hanno il supporto dell’otturatore più lungo rispetto ad altri, perché?

In alto: un fucile Vetterli-Vitali 70/87, in basso: un fucile Vetterli 1870/87/16 “standard”, al centro la variante finora ignota, in cui risulta a prima vista evidente la maggiore lunghezza della codetta di sostegno dell’otturatore, variante che, fino a quando non saranno trovate documentazioni ufficiali sulla stessa, ci siamo permessi di battezzare provvisoriamente “Versione mB” (abbreviato “VmB”, poi vedremo il perché).

 

Sarebbe necessario fare alcuni passi indietro nelle travagliate vicende storiche, tecniche ed economiche che hanno visto come protagoniste le armi Vetterli negli oltre 70 anni di vita operativa nelle file dell’Esercito Italiano, ma per far questo ci vorrebbe un intero libro e diamo quindi per noti i passaggi tecnici delle armi monocolpo a quelle a ripetizione sistema Vitali, la successiva trasformazione a polvere senza fumo e la conversione “standard” nel calibro 6,5. Qui affrontiamo invece solo gli aspetti peculiari di questa variante recentemente individuata e che, con molta pazienza e un po’ di fortuna, sono riuscito a reperire.
Dopo lo smontaggio dettagliato e un’accurata pulizia si è passati al confronto diretto tra un Vetterli 70/87 in calibro originale 10,35, un Vetterli 70/87/16 standard e uno in questa “Versione mB” evidenziando numerosi aspetti peculiari, concentrati prevalentemente nella zona della culatta mobile.
Prendendo come riferimento il fucile mod. 70/87 da cui derivano entrambe le conversioni in cal. 6,5, nella “VmB” si nota la maggiore dimensione della finestra di caricamento (83 mm) rispetto alla versione standard (80,5 mm), inoltre tale maggiore dimensione è stata ottenuta fresando esclusivamente la parte posteriore.

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard. Vista da sopra delle culatte mobili

 

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard: vista da sotto delle culatte mobili.

 

Conseguentemente alla ampia fresatura effettuata nella parte posteriore della culatta mobile della “VmB”, l’anello che trattiene il traversino di smontaggio dell’otturatore (residuo di quel che era anche lo sportellino parapolvere del Vetterli 70 e del dispositivo di interruzione alimentazione dal serbatoio nel 70/87)  è stato totalmente arretrato e fortemente assottigliato nel punto in cui deve  consentire il passaggio del traversino di smontaggio. Nella versione standard, la finestra di caricamento è di 2,5 mm meno ampia e più spostata in avanti, l’anello che trattiene il traversino di smontaggio dell’otturatore è stato tagliato a metà e lo stesso traversino è stato assottigliato di circa 1 mm.    

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard

 

Nella “VmB” il forte arretramento dell’anello lascia quasi completamente scoperta la sede della molletta a lamina che funge da elemento di contrasto della rotazione spontanea dell’anello stesso pertanto tale molletta è stata eliminata.

Dall’alto: fucile 70/87/16 standard e fucile 70/87/16 “VmB”

 

Un’altra importante differenza tra la standard e la “VmB” sta nella presenza in quest’ultima delle molle a lamina originariamente installate nel mod. 70/87 durante la trasformazione da monocolpo a ripetizione sistema Vitali. Tali molle erano dotate di sporgenze appositamente sagomate per consentire il caricamento dall’alto delle cartucce nel serbatoio, trattenere le cartucce nel serbatoio stesso e consentirne l’uscita solo a seguito del movimento orizzontale imposto dall’azione dell’otturatore. Nella “VmB” tali sporgenze sono parzialmente fresate, al fine di non interferire con la lastrina di caricamento e solo la parte anteriore funge da elemento di centraggio della cartuccia in posizione più alta entro l’ampia finestra originariamente destinata alle cartucce cal. 10,35.
Nella versione standard tali molle risultano rimosse e il centraggio della cartuccia più in alto viene assicurato da due indentazioni effettuate nella parte inferiore della culatta mobile.


A sinistra le molle di un Vetterli 70/87, a destra le molle della “VmB” con la parziale fresatura del dente che trattiene le cartucce.
 
 
Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard: si notano le molle a lamina introdotte sul mod. 87, modificate nella “VmB” e eliminate nella versione 6,5 standard
 
 
In alto la “VmB”, in basso la standard, entrambe con le cartucce correttamente centrate nell’ampia finestra di caricamento

 

A causa dell’ampio arretramento del movimento dell’otturatore (necessario per camerare le cartucce cal. 6,5 più lunghe delle cal. 10,35) si riproponeva il problema di tenere in linea l’otturatore, visto che tale arretramento avrebbe fatto uscire il piede del percussore dal supporto introdotto nel 1887. Ecco che nella “VmB” il problema viene risolto con l’allungamento di ben 21 mm di tale supporto: tale allungamento è ottenuto tagliando la parte terminale bombata e saldando con brasatura a ottone una porzione nuova di 25 mm di lunghezza opportunamente sagomata.

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “V mB” e fucile 70/87/16 standard

 

Probabilmente questo accorgimento di allungare il binario di appoggio dell’otturatore non fu ritenuto sufficiente a garantire la rapida ripetizione dei movimenti di caricamento e sparo, pertanto nella “VmB” troviamo che il binario è stato interamente dotato di una fresatura a “T” rovesciata atta a trattenere anche gli “sbandamenti” verso l’alto dell’otturatore stesso dato che anche il piede del percussore risulta modificato con l’aggiunta di una suola di 10,5 mm di larghezza e 1,5 di altezza.

Da sinistra: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard

 

Da sinistra: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard

 

La modifica del calibro dell’arma comportava necessariamente la sostituzione della scatola serbatoio. Nei Vetterli in cal. 6,5 si trovano comunemente sia le scatole serbatoio derivate dalla modifica di quelle per fucili e moschetti 91 (realizzate dal pieno con vari passaggi di lavorazioni meccaniche) sia scatole prodotte appositamente ex-novo, utilizzando parti stampate e parti lavorate. Per semplicità riportiamo le immagini anche per la versione standard, della scatola serbatoio “tipo 91”. Fermo restando che la posizione del dente di scatto non fu mai modificata, all’arretramento dell’apertura nella culatta mobile corrisponde un arretramento della posizione della scatola serbatoio: il limite posteriore di tale arretramento è dato dalla posizione della vite principale di giunzione tra tutti gli elementi del fucile (guardia, scatola serbatoio, calcio, appendice della scatola di culatta). Nella sequenza di foto di seguito riportata sono evidenti i posizionamenti della scatola serbatoio tra un fucile 70/87 (in alto), fucile 70/87/16 “VmB” (al centro) e fucile 70/87/16 standard (in basso) e gli incastri di giunzione tra la piastra dei sistema di scatto e la linguetta posteriore della scatola serbatoio. 

 

Una volta sistemata la parte meccanica, le modifiche effettuate nel calcio del fucile per adattarsi alle nuove parti e posizioni sono state conseguenti.

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard. Vista della parte superiore interna dei calci.

 

Dall’alto: fucile 70/87, fucile 70/87/16 “VmB” e fucile 70/87/16 standard. Vista della parte inferiore dei calci.

 

Per quanto riguarda la canna e il sistema di puntamento, non sono state riscontrate differenze di lavorazione tra la “VmB” e la standard, in quanto l’Officina Costruzioni di Roma adottò fin da subito il metodo Salerno per la tubatura delle canne, a scapito della probabile iniziale proposta di realizzare canne nuove. La canna di entrambi gli esemplari riporta ovviamente un numero di montaggio punzonato nella parte inferiore (retaggio del montaggio originario del fucile mod. 1870) diverso da quello della culatta mobile, in quanto il procedimento trasformazione in cal. 6,5 delle canne stesse non prevedeva il rimontaggio della canna sull’arma da cui proveniva (sarebbe stato troppo complesso tenere separate e identificate le parti), quanto l’adattamento degli accoppiamenti tra le culatte e le canne tubate. Dall’analisi dei numerosi punzoni presenti sotto la canna, non siamo stati in grado di decifrarne il significato e riteniamo che si tratti di numeri e/o simboli di lavorazione. Solo nella “VmB” è presente un “DL” (riscontrato anche su fucili e moschetti 91) probabilmente riconducibile ad un ispettore. 

 

Ma quanti e perché sono così? Non è certamente un metodo statistico esatto, ma non trovando armi da analizzare direttamente, siamo andati “a caccia” di Vetterli 70/87/16 nel web e dalle foto presenti in internet abbiamo riscontrato la presenza di circa 5% di fucili “Versione mB”. Sono certamente pochi, ma non si tratta di armi introvabili.

Le lavorazioni presenti sull’esemplare esaminato sono molto accurate e certamente più complesse (pertanto lunghe e costose) rispetto all’insieme di operazioni di modifica dei fucili con trasformazione “standard”. Tutto ciò fa supporre che si tratti di una trasformazione avvenuta all’inizio del conflitto. Nell’ampio articolo del compianto Ugo Menchini “La Beretta nel 1915” (Armi e Tiro gennaio 2015) troviamo che 21 maggio 1915 la Fabbrica d’armi Pietro Beretta spedì al Ministero della Guerra un primo campione di fucili Vetterli trasformati in cal. 6,5 dalla Beretta stessa. Poco dopo il Ministero, presso l’Officina di costruzione d'artiglieria di Roma, avviò la trasformazione dei Vetterli secondo i prototipi ricevuti.

Sempre nel medesimo articolo troviamo l’interessante lettera che il 17 febbraio 1917 Pietro Beretta scrisse al Generale Pietro Dallolio (Commissario generale per le fabbricazioni di guerra) e che qui riportiamo

“…è noto che cotesto On. Sottosegretariato ha determinato di procedere, come di fatto procede, alla trasformazione dei fucili Wetterlj mod. 70/87 per renderli atti al tiro con la pallottola Mod. 91. Tale trasformazione già proposta dalla ditta scrivente fin dall’inizio della preparazione militare, consegnando anche campioni che vennero trattenuti, è bensì operata mediante il ritubamento della canna Wetterlj che ritenevamo non opportuno, ma altresì copiando completamente l’otturatore, l’estrattore e le altre parti del fucile da noi proposto ed avvalendosi dei nostri studi specialmente per quanto riguarda la resistenza della culatta che tutti credevano insufficiente e da doversi cambiare. Ciò noi prospettiamo senza nessun rammarico, lieti anzi di aver portato modestamente, sebbene efficacemente, contribuito alla soluzione di un problema di grande importanza per la nostra guerra e che ha permesso di profittare di un fucile di cui possedevamo molte migliaia di esemplari.

Da questa lettera si coglie che Pietro Beretta rivendica la paternità del metodo di trasformazione dei Vetterli, pur non approvando la tubatura delle canne (realizzata con il metodo dell’ing. Salerno, mentre Beretta, probabilmente, proponeva la realizzazione di canne nuove), tuttavia è significativo che vengano indicati gli studi fatti per il riutilizzo (e la modifica) della originaria culatta mobile. 

E’ altamente probabile che l’Officina di costruzione d'artiglieria di Roma, dopo aver prodotto tra il 1915 e l’inizio 1916 alcuni lotti di Vetterli trasformati secondo gli studi della Beretta, abbia semplificato il procedimento spostando di pochi millimetri in avanti il necessario allungamento della finestra di caricamento (evitando in tal modo tutte le lavorazioni necessarie al sostegno e guida dell’otturatore) velocizzando e semplificando le operazioni di trasformazione.

La ricerca di documentazione specifica e/o disegni tecnici sinora condotta non ha dato alcun esito, chissà che questo articolo possa aprire qualche cassetto nascosto e si possa confermare un domani quanto ipotizzato, pubblicando disegni e progetti: la ricerca continua.

Nel frattempo resta la soddisfazione di aver analizzato in dettaglio questo fucile un po’ anomalo, frammento della nostra storia, e di averlo provvisoriamente battezzato “Versione metodo Beretta”, riconoscendo, dopo oltre cento anni, a coloro che effettuarono gli studi di trasformazione, il giusto merito.

 

Copyright©2020 - John Ceruti per CoEx


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